(p.s.= secondo Frances Saunders, “La guerra fredda
culturale”, R. è stato anche finanziato a sua insaputa dalla CIA, che voleva
far fronte alla sfida culturale degli intellettuali comunisti (i Brecht, gli
Aragon , i Neruda - mica potevano fronteggiarli solo con un Koestler)
dimostrando come in Occidente c’era vera libertà di fare anche le cose più
strane. Il soggetto ideale da promuovere era quindi un modernista progressista,
anche di sinistra, purché non comunista: socialista, anarchico, radicale, ecc.:
tutto, purché non legato all’Urss; meglio se proveniente dall’Est.
Le modalità di finanziamento (documentate) erano: la CIA
versava i soldi a una fondazione culturale privata; questa faceva un
finanziamento ad un museo, ad esempio il MoMA, per comprare opere dell’artista
scelto; riviste culturali, critici e intellettuali finanziati sempre da loro
sostenevano culturalmente l’operazione. E non bisogna neanche pensare che si
trattasse di uno speciale dipartimento estetico particolarmente sofisticato:
chi si occupava di questi finanziamenti è lo stesso che pagava la malavita
marsigliese per attaccare i picchetti dei portuali in sciopero, ed è lo stesso
che ha organizzato il colpo di stato in Iran del ’53 – mica donnicciole,
insomma. Un altro lanciato così al successo sembra sia stato Pollock (adesso si
spiega! altrimenti è incomprensibile, era uno buono giusto ad ispirare stoffe).
Ma la vera domanda che si pone Saunders (e noi con lei) non
è politica, ma estetica: quanto sono autentici i nostri attuali giudizi
estetici? Quanto sono stati distorti dalla politica? (per una diversa opinione,
vedi qui cosa ne pensa qualcun’altro - la CIA (in breve, quello che dicono è: e
allora? Ebbene sì, li abbiamo finanziati noi, cazzo vuoi?)))
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